All'inizio si vuole sempre "bruciare le tappe", ma non si può, perché non è una cosa che dipenda dal desiderio, dalla predisposizione o anche solo dall'impegno. Dipende dai tempi di assimilazione del cervello che deve coordinare tutto, e lì non possiamo comandare.
Aggiungo a quello che hanno detto gli altri amici che avere una visione di insieme dello spartito, vuole anche dire non cominciare a studiare a casaccio una nota dopo l'altra o una battuta dopo l'altra.
Serve fare un minimo di analisi: tonalità in cui è scritto il pezzo o l'esercizio, come è strutturato, il tempo (se un 4/4, un 3/4, ecc.), se ci sono legature di valore o di altro tipo, quale potrebbe essere la diteggiatura adeguata se non è scritta sullo spartito, il carattere del brano (se è un Adagio, un Allegro, o altro), se ci sono parti che si ripetono, se leggendo sopra e sotto puoi identificare magari certi accordi (questo perché a volte è più facile ricordare il nome di un accordo quando leggi che magari 6 note una sopra l'altra), e così via.
Non aver paura di scrivere a matita sullo spartito.
La pazienza è la principale virtù di un pianista, perché la qualità si conquista molto lentamente, soprattutto all'inizio (ma anche dopo qualche anno)
