Domanda secca sulle scale, io le sto imparando svolgendole su due ottave, vado avanti così o è preferibile affrontarle subito sull'estensione di quattro?
Come preferisci, se sei in grado di suonarle sull'estensione di quattro direttamente, perché no. L'importante è che non ti fissi sempre sulle solite 4-5, e cerchi invece di farle tutte (non tutte ogni giorno ovviamente).
Domanda di riserva... lavoro sul Mikrokosmos (vol.2), il 176 del Duvernoy, Cesi Marciano, e di tanto in tanto (per il momento) butto un'occhio al corso di piano Blues, oltre a teoria e scale ovviamente, troppa carne al fuoco? E se no, è meglio affrontare il tutto a giorni alterni (due robe al giorno per dire) o è meglio fare magari poco ma sempre tutto?
Anche qui, come preferisci. Se senti di fare troppi pochi progressi puoi provare a ridurre un po' le cose, se senti di fare troppe poche cose non è necessario che le riduci. Cerca però di mandare avanti un po' tutto quanto in maniera equilibrata. Direi di non focalizzarti su tutti i differenti materiali ogni giorno, però non è necessario che procedi in maniera esageratamente sistematica, ad esempio studiando i giorni pari queste cose, e i giorni dispari altre cose. Semplicemente fai quello che ti va di fare, mantenendo in linea di massima equilibrio in tutto quanto.
La mia impressione è che l'Hanon appartenga alla scuola didattica che se una cosa non è non dico divertente ma interessante, allora non è vero studio. In queste cose è simile a certe cose come il Beyer/Pozzoli, da cui sono state eliminati gli esercizi basati su melodie conosciute. Metodi più moderni hanno un approccio completamente diverso mettendo assieme studi di tecnica con l'armonia. Tanto per dire Microkosmos di Bartok o l'op. 39 di Kabalewsky. Dato che una delle poche cose che ho capito dello studio del pianoforte è che deve essere fatto con attenzione consapevole. Se si fanno gli esercizi meccanicamente i progressi sono nulli e ci si stufa rapidamente.
Non sono sicuro di avere capito questo tuo commento. Comunque il discorso che io faccio è che se è uno studia da autodidatta, o quasi da autodidatta, potrebbe avere bisogno di studiare qualche esercizio, oltre a dover studiare teoria, scale e così via, anche se ciò potrebbe portarlo su strade sbagliate. Il motivo per cui con un maestro presente, ciò non è strettamente necessario, è che nel momento in cui si incontra un problema su un brano, lo si risolve localmente, e solo se necessario si generalizza il concetto.
Negli studi, o fai una serie di movimenti ipoteticamente destinati a rinforzare i muscoli, o vai a studiare tutta una serie di generalizzazioni che, tra l'altro, è anche probabile che non incontrerai mai in un brano, quindi per uno studente seguito da un maestro potrebbero non essere assolutamente necessari; per un autodidatta, invece, potrebbero rivelarsi potenzialmente utili nel momento in cui non si riescono a fare progressi con i soli brani, perché lo studio, se appropriatamente scelto, isolerà tale problema, e in un modo o nell'altro, è possibile che ciò sia d'aiuto. Non è detto che lo sarà, sia chiaro: per tal motivo insisto con il dire che l'Hanon non ha una grande utilità. Però, nel caso lo fosse, si potrebbe dire che lo studio è stato d'aiuto.
Detto ciò, per chi studia con qualche maestro, non bisogna di certo sorprendersi se i maestri assegnano studi. È una cosa, per così dire, "comoda" da fare. Nel caso in cui ci si trova al conservatorio, tra l'altro, portare studi è spesso d'obbligo agli esami, quindi in un modo o nell'altro si è forzati a studiarli. Non è un buon insegnante, però, quello che assegna lo studio e non dà nessunissima indicazione o consiglio sul come suonarlo. A quel punto il ruolo dell'insegnante viene meno.