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Sandanrnw

Dolori al polso...
Maggio 31, 2017, 11:17:18 pm
Come suggerito da Pianoth, ripropongo nella giusta sezione il problema di cui ho parlato già nel mio topic di presentazione (con le dovute correzioni  ;D ;D ;D).

Dunque...
Facendo gli esercizi dell'Hanon, mi capita quasi sempre alla sola mano sinistra che:
-finito l'esercizio, mi faccia male il polso;
-quando suono con le dita 3-4-5 (e non il contrario... :-X :-X), ho il dito indice verso l'alto (non dritto come se stessi indicando, leggermente curvo).

Forse, potrei tenere i muscoli in tensione mentre suono, e proprio per questo succede quanto ho detto. O ancora, penso che potrebbe essere perchè per anni ho suonato con la mano destra e poi ho aggiunto la sinistra, curando quindi molto, molto di meno le posizioni che assumo con quest'ultima.

Cosa ne pensate? Secondo voi, a cosa sono attribuibili queste due "stranezze"? Cosa posso fare affinchè non accadano più?


Ps. A questo punto ne approfitto e faccio una domanda che, sicuramente, avrete sentito in altre mille salse...tralasciando la loro utilità per lo sviluppo della tecnica, gli esercizi del pianista virtuoso sono utili per cercare di migliorare la velocità se svolti sempre in quartine con bpm via via maggiori?
Ultima modifica: Maggio 31, 2017, 11:21:18 pm da Sandanrnw

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 09:29:44 am
Non sono riuscito a recuperare il topic perso del 2016, pazienza. In ogni caso, il dolore al polso è piuttosto comune (ciò non toglie che va eliminato), può dipendere dal modo in cui ti siedi al pianoforte, il modo in cui articoli, se arricci le dita, isolamento del polso (difficile da spiegare in poche parole), eventuali abitudini a tenerlo troppo basso o troppo alto e molte altre possibilità (più o meno riconducibili a queste). Ti capita solo nell'Hanon, o anche quando suoni altre cose? Se sì, che tipo di cose? Comunque questo dolore al polso può essere anche causato dallo stesso secondo problema che hai descritto, quindi direi di focalizzarsi più su quello.

Innanzitutto assicurati di avere chiara idea di come dovrebbe essere la mano al pianoforte. Per saperlo basta che ti alzi, con le braccia rilassate, e fai qualche passo. La posizione naturale in cui si trova la mano, si trova il polso, e si trova l'avambraccio, è esattamente quella che dovranno avere al pianoforte, solo che le mani hanno il palmo rivolto verso il corpo. Di conseguenza, per posizionare la mano sulla tastiera, sarà necessario un movimento di rotazione dell’avambraccio. È importante osservare ciò, perché può capitare di non ruotare abbastanza, specialmente nella mano sinistra, trovandosi con la mano leggermente storta. Questo potrebbe essere un altro motivo per il quale l’anulare e il mignolo talvolta danno l’impressione di essere più deboli, perché quando si ha la mano storta in questo modo, non ha il supporto della mano e dell’avambraccio, e potrebbe anche essere la causa del tuo problema all'indice.

Quale sia la causa del problema comunque non importa e non lo posso certo sapere con certezza. Direi di verificare innanzitutto se, anche in questo caso, avviene solo nell'Hanon o anche in altre cose. Direi di controllare specialmente nelle scale che conosci (anche se sarebbe meglio verificare con almeno 2 ottave) e nei 24 pezzi da Anna Magdalena.

Il fatto che possa avvenire solo nell'Hanon naturalmente non ne riduce la gravità. Direi di tornare a velocità più lente, anche molto più, prestando massima attenzione alla sinistra, controllando se ogni tasto che premi senti tensione nell'indice, e cercando di sciogliere subito la tensione (senza lasciare il tasto, ma anche senza forzare le posizioni, insomma tieni sempre a mente la posizione ideale della mano che ti ho spiegato più sopra). Fai qualche esperimento e fammi sapere, al momento non ho tempo per aggiungere altro.

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 11:03:21 am
Ok, appena tornato da alcune visite mediche. (Non sono un medico, anche se talvolta posso sembrarlo da come scrivo, sono il paziente hahahaha)
Citazione
A questo punto ne approfitto e faccio una domanda che, sicuramente, avrete sentito in altre mille salse...tralasciando la loro utilità per lo sviluppo della tecnica, gli esercizi del pianista virtuoso sono utili per cercare di migliorare la velocità se svolti sempre in quartine con bpm via via maggiori?
Gli esercizi dell'Hanon appartengono a una scuola di tecnica superata da molti decenni ormai. Considera che le moderne tecniche scientifiche mettono totalmente in discussione già solo il fatto che abbiano una utilità per lo sviluppo della tecnica. Sai perché sono ancora molto in uso? Perché sono semplici da leggere, tengono le mani occupate, spegnendo piano piano il cervello (essendo esercizi molto sistematici e simmetrici), e sviluppano i muscoli delle dita quando vengono fatti con articolazione molto accentuata. Tuttavia, a mio avviso, è un controsenso, in quanto quello che fai a quel punto è quello che devi assolutamente evitare di fare quando vai in velocità. Infatti, metti che non riesci ad andare veloce nelle scale, poi pratichi un po' l'Hanon ed ecco che riesci ad andare veloce. Cosa ti assicura che ora stai eseguendo la scala nella maniera più efficiente? Il punto del discorso è che bisogna risolvere i problemi localmente, dalla vera base della tecnica pianistica, cadute, articolazioni, scale, arpeggi e solo successivamente altri elementi di tecnica. Perché le scale e gli arpeggi sono veramente utili e gli esercizi no? Perché in realtà, una volta che hai studiato tutte le scale e gli arpeggi, quasi qualunque frase melodica non sarà altro che formata da frammenti di scale e arpeggi. La maggior parte degli esercizi o degli studi invece, non provocano danni magari, ma spesso non risolveranno neanche il problema che cercano di trattare. Inoltre, fare esercizi ripetutamente è probabilmente ciò che fa annoiare i bambini e perdere la motivazione. È una perdita di tempo e concentrazione, alcuni suggeriscono perfino di leggere un libro mentre si fanno esercizi tecnici, perché si cerca effettivamente solo di sviluppare i muscoli. Uno dei motivi per cui si assume di non avere talento è dovuto alla grande perdita di tempo in esercizi, nella speranza di risolvere problemi tecnici che non saranno mai risolti grazie ad essi.

Detto ciò, in generale, il metodo di aumentare molto gradualmente il metronomo funziona per ottenere velocità, anche se va idealmente impiegato in più sessioni (ad esempio in una sessione arrivi da 60 a 90, poi da 70 a 100, poi da 80 a 110 e così via). Tuttavia è molto importante che ogni volta che aumenti il metronomo senti il pieno controllo della velocità. Nel momento in cui senti che stai spingendo velocità, vuol dire che tutte le velocità al di sopra di quella saranno sempre più impegnative, quindi non ha senso andare molto avanti. Non sto dicendo che non bisogna spingere la velocità neanche un po', ma bisogna sfruttare la possibilità di dividere lo studio in sessioni. Ad esempio metti che a 95 di velocità senti che spingi di velocità in qualche esercizio. Allora la mattina del primo giorno provi a studiarlo gradualmente da 60 a 90, poi la sera provi da 70 a 100 verificando come te la cavi quando spingi un po', poi la mattina successiva vai da 75 a 105, poi la sera da 80 a 110 e così via piano piano cercando di non spingere mai troppo, ma senza neanche mai tornare troppo indietro (direi però che le sessioni devono sempre partire da una velocità inferiore a quella in cui senti che spingi però). Poi aumentare gradualmente anche andando di 2 alla volta, e considera che nel caso degli esercizi dell'hanon non è particolarmente importante che li fai dall'inizio alla fine essendo molto ripetitivi meccanicamente, è sufficiente che pratichi un po' della prima parte dell'esercizio e un po' della seconda parte, siccome tutti i primi esercizi dell'Hanon sono strutturati così.

Sandanrnw

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 12:20:02 pm
Grazie mille per entrambe le risposte, Pianoth! Suppongo tu sia uno tra i "grandi" del forum.
Direi di verificare innanzitutto se, anche in questo caso, avviene solo nell'Hanon o anche in altre cose. Direi di controllare specialmente nelle scale che conosci (anche se sarebbe meglio verificare con almeno 2 ottave) e nei 24 pezzi da Anna Magdalena.
Ho provato già altre volte, come dici tu, per cercare di capire meglio anche da solo di cosa si trattasse. Questo problema ce l'ho solo con gli esercizi dell'hanon. L'unico altro caso in cui io abbia avuto problemi del genere è con l'inizio della 5 sonatina di Clementi, quella nel Cesi-Marciano 2, di cui ho provato (invano, per l'appunto) la prima frase.

Con le scale non ho problemi, lo stesso con Bach; tuttavia, avendo provato, come hai detto tu, a porre massima attenzione alla mano, mi sembra che il polso sinistro sia più in alto del destro. A questo punto, vedrò di eliminare quest'errore di postura e vedere come va; potrebbe essere proprio questo il problema, come hai detto tu stesso. Vorrei caricare delle foto, per far vedere a te che certo ne sai di più.




Gli esercizi dell'Hanon appartengono a una scuola di tecnica superata da molti decenni ormai. Considera che le moderne tecniche scientifiche mettono totalmente in discussione già solo il fatto che abbiano una utilità per lo sviluppo della tecnica. Sai perché sono ancora molto in uso? Perché sono semplici da leggere, tengono le mani occupate, spegnendo piano piano il cervello (essendo esercizi molto sistematici e simmetrici), e sviluppano i muscoli delle dita quando vengono fatti con articolazione molto accentuata.
Allora mi consigli di dedicarmi alle scale (e magari iniziare gli arpeggi, di cui so solo la teoria), piuttosto che continuare con l'Hanon? a dire il vero, non lo trovo particolarmente..."divertente", quindi se posso eviterei un sacrificio inutile di tempo e concentrazione. Mi sembrano validi anche i canoni di Kunz per la tecnica, non so se condividerai.

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 01:04:03 pm
Non mi piace ritenermi un "grande", ma sono sicuramente uno dei più attivi e specializzato in tecnica pianistica (nessun titolo ufficiale ma ho i miei studi). Personalmente credo che sia molto più utile arrivare a suonare tutte le scale a 4 ottave piuttosto che arrivare suonare i primi 31 studi dell'Hanon. Tuttavia, nello studio da autodidatta (o anche quasi autodidatta, cioè con lezioni molto occasionali), non avendo l'opportunità di qualcuno che ti dice se più o meno ti muovi bene, l'Hanon può comunque avere un suo senso. Non ti porterà a fare movimenti giusti magari, ma svilupperà un minimo dei muscoli che ti potrebbero portare ad avere un poco poco più facilità anche senza essi. Quindi, a questo punto, più che eliminarlo totalmente, se ti sembra che possa esserti di aiuto, puoi semplicemente ridurne lo studio. Quello che è importante, è che, in qualunque momento, se provi dolore, vuol dire che c'è qualcosa che non va: ti fermare per un attimo, non mettere le mani al pianoforte prima di un paio di minuti, o fin quando è passato qualunque dolore sia. Il pianoforte non è una palestra, è uno strumento, ricordalo.

Riguardo i canoni di Kunz, diciamo che la maggior parte sono piccoli esercizi di coordinazione... Di certo salterei almeno i primi 35, che sarebbero utili solo per chi parte proprio da 0 con un insegnante al limite (ma penso che a quel punto ci sarebbero un'infinità di alternative più interessanti). Puoi continuarli certamente, se li trovi gradevoli. Bartòk quasi sicuramente è ancora più utile e istruttivo, ma se non sei nella sua mentalità potrebbe piacerti di meno (oltre al fatto che sono presenti esercizi a 4 mani che naturalmente non puoi realizzare pienamente a meno che hai qualcuno che fa l'altra parte).

Comunque sì, dedicati alle scale, gli arpeggi li introdurrai con calma, studia della teoria musicale se puoi, studia Bach sicuramente, Bartòk se ti piace, Kunz se ti piace, e altri brani di qualunque tipo che trovi che ti piacciono.

Ah, per l'inizio della quinta sonatina di Clementi per il momento non ti preoccupare, cerca per il momento di eliminare il problema dove l'hai individuato, quindi nell'Hanon (quindi non lasciarlo ancora sicuramente per ora, risolvi prima il problema). Con calma, fai qualche esperimento e non correre, spesso i problemi richiedono giorni (per non dire settimane, mesi o anni) per essere risolti.

Sandanrnw

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 04:10:58 pm
Grazie ancora, Pianoth!
Ecco delle foto della mia postura con la mano, in cui si vede chiaramente la posizione dell'indice. Mi farebbe molto piacere se tu mi dicessi cosa c'è che non va. La foto l'ho fatta proprio mentre facevo gli esercizi dell'hanon, grazie all'autoscatto.

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 04:28:46 pm
Uhm, onestamente dalla foto non si capisce molto bene. Sembra come se tu abbia l'avambraccio inclinato verso il mignolo, ciò lo deduco dal fatto sembra che tu abbia anulare e medio sullo stesso tasto, ma allo stesso tempo sembra che il pollice tocchi la tastiera, il che mi fa quasi intuire che il pollice sia rigido, oltre che un po' l'indice.
Una foto purtroppo temo che non basti per far sì che ti dica qualcosa di certo. Comunque puoi verificare se è un problema di allineamento della mano rispetto alla tastiera: controlla che le nocche non vadano verso il mignolo quando suoni il mignolo, e assicurati che puoi sempre vedere tutte le nocche in ogni momento. È un po' difficile dirti altro in base a quella foto.

Sandanrnw

Re:Dolori al polso...
Giugno 01, 2017, 04:37:17 pm
Va bene, grazie mille per i tuoi preziosi consigli e le tue opinioni precise - sia per la postura, sia per il percorso da seguire in quanto ad esercizi e acquisizione di velocità.
 :D :D :D

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Roberto S. Persi

Re:Dolori al polso...
Giugno 02, 2017, 08:33:43 am
Scusate se mi intrometto.. ho seguito con molto interesse la vostra chiacchierata e le risposte (per me molto chiarificatrici) di Pianoth sul modo di studiare. Mi sono in questo modo liberato dalla malattia "ansia dell'Hanon" che non voleva proprio mollarmi. spiego... Leggendo quà e là prima o poi compariva sto maledetto Hanon come scoglio sul quale spiaccicarsi per diventare un vero suonatore di piano e mi chiedevo: "quando sarò finalmente pronto ad affrontare il mostro?". Ora non più, come si dice "sono nato pronto" e non me ne importa nulla.
Domanda secca sulle scale, io le sto imparando svolgendole su due ottave, vado avanti così o è preferibile affrontarle subito sull'estensione di quattro?
Domanda di riserva... lavoro sul Mikrokosmos (vol.2), il 176 del Duvernoy, Cesi Marciano, e di tanto in tanto (per il momento) butto un'occhio al corso di piano Blues, oltre a teoria e scale ovviamente, troppa carne al fuoco? E se no, è meglio affrontare il tutto a giorni alterni (due robe al giorno per dire) o è meglio fare magari poco ma sempre tutto?
L'importante è partecipare

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c64

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Re:Dolori al polso...
Giugno 05, 2017, 12:46:36 pm

Gli esercizi dell'Hanon appartengono a una scuola di tecnica superata da molti decenni ormai. Considera che le moderne tecniche scientifiche mettono totalmente in discussione già solo il fatto che abbiano una utilità per lo sviluppo della tecnica. Sai perché sono ancora molto in uso? Perché sono semplici da leggere, tengono le mani occupate, spegnendo piano piano il cervello (essendo esercizi molto sistematici e simmetrici), e sviluppano i muscoli delle dita quando vengono fatti con articolazione molto accentuata. Tuttavia, a mio avviso, è un controsenso, in quanto quello che fai a quel punto è quello che devi assolutamente evitare di fare quando vai in velocità.
La mia impressione è che l'Hanon appartenga alla scuola didattica che se una cosa non è non dico divertente ma interessante, allora non è vero studio. In queste cose è simile a certe cose come il Beyer/Pozzoli, da cui sono state eliminati gli esercizi basati su melodie conosciute. Metodi più moderni hanno un approccio completamente diverso mettendo assieme studi di tecnica con l'armonia. Tanto per dire Microkosmos di Bartok o l'op. 39 di Kabalewsky. Dato che una delle poche cose che ho capito dello studio del pianoforte è che deve essere fatto con attenzione consapevole. Se si fanno gli esercizi meccanicamente i progressi sono nulli e ci si stufa rapidamente.

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Giugno 06, 2017, 05:10:49 pm
Domanda secca sulle scale, io le sto imparando svolgendole su due ottave, vado avanti così o è preferibile affrontarle subito sull'estensione di quattro?
Come preferisci, se sei in grado di suonarle sull'estensione di quattro direttamente, perché no. L'importante è che non ti fissi sempre sulle solite 4-5, e cerchi invece di farle tutte (non tutte ogni giorno ovviamente).
Domanda di riserva... lavoro sul Mikrokosmos (vol.2), il 176 del Duvernoy, Cesi Marciano, e di tanto in tanto (per il momento) butto un'occhio al corso di piano Blues, oltre a teoria e scale ovviamente, troppa carne al fuoco? E se no, è meglio affrontare il tutto a giorni alterni (due robe al giorno per dire) o è meglio fare magari poco ma sempre tutto?
Anche qui, come preferisci. Se senti di fare troppi pochi progressi puoi provare a ridurre un po' le cose, se senti di fare troppe poche cose non è necessario che le riduci. Cerca però di mandare avanti un po' tutto quanto in maniera equilibrata. Direi di non focalizzarti su tutti i differenti materiali ogni giorno, però non è necessario che procedi in maniera esageratamente sistematica, ad esempio studiando i giorni pari queste cose, e i giorni dispari altre cose. Semplicemente fai quello che ti va di fare, mantenendo in linea di massima equilibrio in tutto quanto.
La mia impressione è che l'Hanon appartenga alla scuola didattica che se una cosa non è non dico divertente ma interessante, allora non è vero studio. In queste cose è simile a certe cose come il Beyer/Pozzoli, da cui sono state eliminati gli esercizi basati su melodie conosciute. Metodi più moderni hanno un approccio completamente diverso mettendo assieme studi di tecnica con l'armonia. Tanto per dire Microkosmos di Bartok o l'op. 39 di Kabalewsky. Dato che una delle poche cose che ho capito dello studio del pianoforte è che deve essere fatto con attenzione consapevole. Se si fanno gli esercizi meccanicamente i progressi sono nulli e ci si stufa rapidamente.
Non sono sicuro di avere capito questo tuo commento. Comunque il discorso che io faccio è che se è uno studia da autodidatta, o quasi da autodidatta, potrebbe avere bisogno di studiare qualche esercizio, oltre a dover studiare teoria, scale e così via, anche se ciò potrebbe portarlo su strade sbagliate. Il motivo per cui con un maestro presente, ciò non è strettamente necessario, è che nel momento in cui si incontra un problema su un brano, lo si risolve localmente, e solo se necessario si generalizza il concetto.

Negli studi, o fai una serie di movimenti ipoteticamente destinati a rinforzare i muscoli, o vai a studiare tutta una serie di generalizzazioni che, tra l'altro, è anche probabile che non incontrerai mai in un brano, quindi per uno studente seguito da un maestro potrebbero non essere assolutamente necessari; per un autodidatta, invece, potrebbero rivelarsi potenzialmente utili nel momento in cui non si riescono a fare progressi con i soli brani, perché lo studio, se appropriatamente scelto, isolerà tale problema, e in un modo o nell'altro, è possibile che ciò sia d'aiuto. Non è detto che lo sarà, sia chiaro: per tal motivo insisto con il dire che l'Hanon non ha una grande utilità. Però, nel caso lo fosse, si potrebbe dire che lo studio è stato d'aiuto.

Detto ciò, per chi studia con qualche maestro, non bisogna di certo sorprendersi se i maestri assegnano studi. È una cosa, per così dire, "comoda" da fare. Nel caso in cui ci si trova al conservatorio, tra l'altro, portare studi è spesso d'obbligo agli esami, quindi in un modo o nell'altro si è forzati a studiarli. Non è un buon insegnante, però, quello che assegna lo studio e non dà nessunissima indicazione o consiglio sul come suonarlo. A quel punto il ruolo dell'insegnante viene meno.

PianoR

Re:Dolori al polso...
Maggio 01, 2019, 01:36:12 pm

Riprendo questo vecchio topic perchè credo di avere un non completo rilassamento degli arti, il che comporta un indolenzimento/tensione soprattutto all'avambraccio sinistro. Premetto di aver letto (meglio dire  "dato un'occhiata") diversi testi di riferimento, ad esempio Sandor, Chang. Ciò che ho trovato sono però indicazioni generiche, più a carattere filosofico che pratico.
Prima degli esercizi di tecnica che in effetti già faccio (Hanon) mi piacerebbe capire "come" ottenere il rilassamento e se esistono degli esercizi specifici per ottenerlo e renderlo consuetudine nell'attività pianistica.
Vorrei porvi dei quesiti "specifici" sperando di ottenere dei validi consigli. Ringrazio anticipatamente. 

1. Nella tecnica pianistica essenziale, Fernando Fantone consiglia il seguente esercizio per la "presa di coscienza del braccio rilassato e inerte":
"...In piedi, in posizione eretta, con le spalle rilassate e le braccia pendenti, con il palmo delle mani rivolto verso
l’interno, sollevare lateralmente e lentamente in linea braccio, avambraccio e mano, fino a portarli all’altezza delle spalle,
sempre rilassate. Dopo qualche istante, far ricadere le due braccia pesantemente lungo i fianchi, lasciando che il palmo
delle mani batta sulla parte laterale esterna delle gambe. Il risultato, ultimo e positivo di tale pratica, si raggiunge quando
si riesce volontariamente a decontrarre i muscoli laterali esterni degli omeri in modo da liberare rapidamente le braccia,
lasciandole ricadere così di peso, senza alcun freno muscolare.
Appena assimilata questa sensazione di braccio rilassato, bisogna avere cura di mantenerla in ogni esecuzione pianistica,
finché non diventi una condizione naturale costante. ..."

Ebbene, mi sono reso conto di essere sempre un pò in tensione con i muscoli della spalla/omero (cominciamo da qui). Facendo Hanon mi sono reso conto che involontariamente ero quasi "appeso" con le spalle. Ora ho cercato di seguire il consiglio di Fantone e rilassare i suddetti muscoli. Il miglioramento in fatto di rilassatezza "a spalle cadute" rispetto alla precedente pratica "a spalle appese" la avverto. Tuttavia, ciò che accade è che il braccio tende naturalmente ad allinearsi al busto (come accade in posizione eretta). Il chè comporta, seduti al pianoforte, un posizionamento a 90° braccio/avambraccio. Mentre prima, esercitando involontariamente una forza muscolare, il braccio aveva un certo angolo con il busto e il sistema braccio/avambraccio era più aperto.
Vorrei capire, preliminarmente, se questo tipo di rilassamento "a spalle cadute" è da praticare e se l'orientamento conseguente a 90° del sistema braccio/avambraccio è corretto.
Mi sono reso conto che il pianoforte è uno strumento impegnativo e che il rilassamento non è importante, bensì essenziale.
Se esistono degli esercizi sarei grato poteste segnalarmeli.


Grazie 
Ultima modifica: Maggio 01, 2019, 01:45:58 pm da PianoR

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Maggio 01, 2019, 06:19:54 pm
Fermo restando che non troverai un singolo autore che concorda pienamente su quello che dice qualunque altro autore, e fermo restando che esistono almeno 2 vie per la biomeccanica pianistica che sono quasi completamente opposte... Normalmente al pianoforte, per ottenere il massimo vantaggio in termini biomeccanici, ci si siede a un'altezza tale da avere 90° tra braccio e avambraccio (ma anche un angolo leggermente ottuso va bene), e a una distanza tale da avere il gomito leggermente davanti al busto mentre si suona (sennò si ha difficoltà quando la destra suona nel registro grave e la sinistra nel registro acuto), ma non molto avanti (sennò si perde efficienza in termini di leve). La lunghezza delle gambe è un fattore che influenza in maniera minore il modo in cui ci si siede: nel caso si hanno gambe corte, ad esempio per i bambini, idealmente occorre un supporto per non avere i piedi per aria (talvolta bastano anche scarpe con un po' di tacco), mentre nel caso si hanno gambe molto lunghe potrebbe essere necessario allontanarsi leggermente di più, e dunque avere un angolo leggermente ottuso tra braccio e avambraccio, pur sempre con la schiena dritta (esempio). Nell'immagine che segue, D è troppo vicino, E è a una distanza ottimale, F è troppo lontano.

Detto ciò, attenzione a tutto ciò che riguarda il "rilassamento". Troppo rilassamento implica un maggiore sforzo quando ciò che viene rilassato deve essere messo in moto nuovamente, pensa ad esempio a come sia più facile iniziare a camminare partendo da alzati invece che da seduti. Quindi, più che rilassarti, pensa ad essere privo di tensione. Impara ad individuare la tensione, cerca di capire bene com'è fatto il tuo corpo, quindi dove sono situate esattamente tutte le parti del tuo corpo, in modo tale da essere molto più consapevole anche di cose apparentemente banali, anche ad esempio cosa vuol dire "avere la schiena dritta".

PianoR

Re:Dolori al polso...
Maggio 01, 2019, 06:44:25 pm
Grazie per la risposta Pianoth.
In realtà, che il rilassamento assoluto fosse non praticabile e che bisognasse ricercare l'assenza di tensioni muscolari l'avevo intuito.
Mi consigli dunque di sperimentare e trovare un mio personale "equilibrio" al piano.
Però si tratta sempre di capire quali muscoli far lavorare, e non è cosa banale.
Ad esempio, consideriamo il caso più semplice con le due mani sulla tastiera e la postura come nella posizione E da te indicata.
Le dita "arpionano" i tasti (passaggio del peso). Già in questa posizione di base, personalmente non trovo rilassamento ma una sorta di tensione che va gestita nel modo più corretto.
Mi spiego meglio:
Supponiamo di essere nella posizione in piedi con le braccia penzoloni. In questo caso il sistema braccio-avambraccio-polso-mano è rilassato. L'arto viene "mantenuto" dai forti muscoli delle spalle (...forse) e dunque non avvertiamo alcuno sforzo (a meno di non stare in questa posizione per mezza giornata!)
Ma nel nostro caso, seduti al piano, con l'arto in posizione orizzontale, qualche muscolo deve lavorare affinchè non si scivoli dalla tastiera. Non si scappa...
Ho letto che bisogna pensare all'arto come un ponte che va dalla spalla alle dita, e scaricare su quest'ultime tutto il peso.
Perfetto!
Ma anche ragionando in questi termini, se non lavoriamo di avambraccio (credo), il polso tende a scendere. Invece va mantenuto in linea con la tastiera.
E poi, mi chiedo, perchè fare lavorare l'avambraccio quando il braccio è "più forte" e potremmo usarlo per ottenere un minimo di effetto "galleggiamento" che non guasta (forse a scapito del passaggio del peso)?
E ancora, è corretto scaricare tutto il peso del braccio sulle dita, o bisogna distribuire il lavoro equamente sulle varie "componenti" dell'arto?
In conclusione, esistono delle regole-base di tecnica pianistica, oppure ognuno l'equilibrio deve trovarselo da se sperimentando?
Tu, ad esempio, come lo distribuisci il peso dell'arto fra le varie articolazioni (braccio, avambraccio, polso, dita) quando stai al piano?


Ne approfitto per chiederti altre due cose:


2. Cosa si intende a tuo parere per "polso morbido"? E come ottenerlo alla luce delle perplessità più su esposte?
3. Nei valzer di Chopin la mano sinistra passa da un accordo all'altro con frequenza. Ebbene, visto che il movimento corretto è quello "ad arco", per spostarmi mi consigli di lavorare di braccio (con l'avambraccio a riposo) o viceversa? Oppure un pò e un pò?


Grazie ancora se vorrai rispondermi.
Sono un pò confuso...
Molto praticamente, tu quando suoni come lo distribuisci il peso?
Grazie ancora se vorrai rispondermi.
Ultima modifica: Maggio 01, 2019, 07:00:18 pm da PianoR

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Pianoth

Re:Dolori al polso...
Maggio 02, 2019, 02:24:53 pm
Da qui in poi ogni scuola di tecnica pianistica dice la propria, quindi mi limiterò a fare lo stesso: mentre si suona bisogna assolutamente lavorare di avambraccio. Il braccio, anche se non rigido, deve sempre partecipare solo in maniera passiva per il semplice motivo che si muove molto lentamente, a differenza dell'avambraccio che è in grado di ruotare molto rapidamente senza sforzo. Dunque, anche nel caso di una caduta, è solo l'avambraccio che dovrebbe alzarsi, formando, in altre parole, una "V" con il braccio, che diventa "L" quando l'avambraccio compie la caduta.


Se il polso scende al di sotto della tastiera, il peso inevitabilmente diventa un fattore limitante invece che un elemento chiave per suonare. Se il polso è troppo alto, le dita non riescono ad agire nel modo più conveniente. Il polso dunque non deve essere altro che un elemento di passaggio, deve diventare una sorta di quarta falange di ogni dito, con altezza non fissa: bisognerebbe quasi smettere di pensare ad esso.


Il modo in cui il peso dovrebbe essere trasferito, idealmente, è tramite una lieve (e in velocità invisibile) rotazione dell'avambraccio. La rotazione permette anche di creare un meccanismo di preparazione, e anche di lancio, il che è utile nel caso dei salti. In altre parole, se si ha un salto ampio, non si dovrebbe attivamente muovere l'avambraccio per far muovere la mano, ma si dovrebbe ruotare nel senso opposto del salto, in modo da letteralmente lanciare la mano verso la destinazione. Sia chiaro che, anche se l'avambraccio diventa così un elemento chiave del sistema, le dita devono necessariamente sempre partecipare assieme ad esso, altrimenti tutto il lavoro va a carico dell'avambraccio e anche questo è inefficiente.


Non ho tempo di articolare maggiormente la risposta, spero abbia chiarito qualche dubbio.