1
Di tutto e di più / Re:Interpretazione Glenn Gould
« il: Settembre 01, 2015, 08:52:18 am »
E' errato pensare che Gould si muovesse "a naso" sull'interpretazione di certo repertorio. Il suo torto - forse voluto - è stato forse quello di evitare di assumere una posizione troppo dogmatica sull'interpretazione nelle numerose sue pubbliche apparizioni in tv e alla radio. Volutamente, dicevo, ha sempre preferito trincerarsi dietro una sfuggente ironia a causa della quale tuttora si tende a considerare il suo stile come bizzarro, eccentrico, se non addirittura fuori luogo. Nulla di eccentrico vi è invece nello stile interpretativo di Glenn Gould, ma una visione semmai "iconoclasta" volta a smantellare quei vezzi esecutivi che si sono stratificati sul brano in sé a causa di decenni di oziosa pigrizia mentale. In breve, chi ascolta il rondò "Alla turca" di Mozart "pretende" di sapere cosa lo aspetti prima ancora che l'esecuzione cominci e - immancabilmente - si stizzisce se così non è.
E' questa l'abitudinarietà che fa sì che un brano - specie se molto "gettonato - sia sempre uguale a se stesso: l'apporto personale dell'interprete non ci serve; vogliamo "Alla turca" come l'abbiamo sempre sentita suonare!
Con tali premesse non ha senso parlare di interprete e interpretazione, ed è proprio contro questa assurdità che Gould ha sempre lottato.
Il mio consiglio è dunque quello di ascoltare Gould astenendosi dai giudizi di valore, e considerando semmai quanto la nostra tendenza all'abitudinarietà possa risultarci limitante.
Altro argomento interessante, su cui non vado però oltre, è la prassi esecutiva che Gould conosceva approfonditamente, nonostante molti pensino il contrario. Prassi esecutiva che non è e non può essere riportata fedelmente sullo spartito, neppure su quello più filologicamente corretto.
Altro suggerimento: leggere il suo splendido "L'ala del turbine intelligente"... poi riascoltare... bye.
E' questa l'abitudinarietà che fa sì che un brano - specie se molto "gettonato - sia sempre uguale a se stesso: l'apporto personale dell'interprete non ci serve; vogliamo "Alla turca" come l'abbiamo sempre sentita suonare!
Con tali premesse non ha senso parlare di interprete e interpretazione, ed è proprio contro questa assurdità che Gould ha sempre lottato.
Il mio consiglio è dunque quello di ascoltare Gould astenendosi dai giudizi di valore, e considerando semmai quanto la nostra tendenza all'abitudinarietà possa risultarci limitante.
Altro argomento interessante, su cui non vado però oltre, è la prassi esecutiva che Gould conosceva approfonditamente, nonostante molti pensino il contrario. Prassi esecutiva che non è e non può essere riportata fedelmente sullo spartito, neppure su quello più filologicamente corretto.
Altro suggerimento: leggere il suo splendido "L'ala del turbine intelligente"... poi riascoltare... bye.