Ciao Samuel,
Liszt era un "personaggio" nel senso letterale del termine; artista orgoglioso, egocentrico, invaghito della propria immagine e contraddittorio.
Detto questo, è giusto dare al trascendentale il significato di "ciò che va oltre", e difatti - nelle intenzioni di Liszt - gli Studi di esecuzione trascendentale andavano sia oltre i limiti imposti dalla conoscenza che della tecnica pianistica si aveva sino a quel momento, sia oltre i limiti imposti dalla "meccanica" dello strumento-pianoforte. Mi spiego: Liszt è forse il primo che intuisce che il pianoforte, così com'è, può ancora essere migliorato, può dare sonorità ancor più possenti (Liszt introduce gli accordi pieni a due mani ancora prima di Rachmaninov...), può dare ribattuti ancor più veloce ed addirittura doppi, come in una rara versione dello Studio n. 4 da Paganini... insomma, la tecnica pianistica non può evolversi, non può scoprire nuovi orizzonti se prima non si rende la meccanica del pianoforte più capace di rispondere alle nuove esigenze della mano... e non solo... Liszt fa sì che all'esecuzione partecipi tutto il corpo, o quasi...
Poi, c'è la frase a cui tu, Samuel, ti riferisci: se le note sono scritte è chiaro che si possono suonare. Già, e difatti Franz Liszt le suonava, ma - piccolo dettaglio - egli era il solo a sapere come fare. Per questo, degli Studi Trascendentali - molti dei quali scritti per i suoi allievi - Liszt approntò tre diverse edizioni sempre più "facilitate". Prima e terza (la più difficile e la più facile) sono oggi perdute... l'edizione di riferimento per le incisioni moderne è la seconda; una specie di via di mezzo.
Ecco il link all'esecuzione celebre di Lazar Berman del '63 da me caricata in rete.... buon ascolto...
https://www.youtube.com/watch?v=1roS8w-8HFQ